La denuncia della Coalizione Italiana contro la Povertà (GCAP Italia):dopo il fallimento del vertice di Taormina, al G7 Agricoltura un’altra occasione persa per la lotta alla fame nel mondo
Bergamo, 15/10/2017. Il G7 agricoltura di Bergamo si chiude con molte buone intenzioni ma un sostanziale nulla di fatto per la lotta alla fame e malnutrizione nella parte più povera del mondo. Questa la valutazione della GCAP Italia, coalizione di più di 60 organizzazioni della società civile, rappresentata a Bergamo da Action, ActionAid, Cesvi, Oxfam e Save the Children.
Ancora una volta, infatti, i Ministri dell’agricoltura dei paesi G7 non hanno assunto impegni concreti, di fronte all’aumento – per la prima volta in dieci anni – del numero degli affamati a livello globale: salito da 795 a 815 milioni nel 2016. Una condizione che investe anche 155 milioni di bambini e bambine, colpiti da malnutrizione cronica e destinati quindi a non sviluppare il loro pieno potenziale.
Alla radice di questo “scandalo”, un sistema alimentare e agricolo ingiusto non in grado di garantire il diritto al cibo. Uno scenario aggravato dai conflitti e dall’impatto dei cambiamenti climatici, che colpiscono tanti piccoli agricoltori, responsabili della produzione dell’80% del cibo a livello globale. Uomini e donne costretti ogni giorno a combattere con il mancato accesso al credito, al mercato e alla formazione.
Dopo il fallimento del G7 di Taormina nello stanziare le risorse necessarie su questo tema, i sette Grandi hanno così perso di nuovo l’occasione di definire azioni ambiziose per sollevare 500 di milioni di persone dalla fame e dalla malnutrizione entro il 2030. Andando oltre mere dichiarazioni di intenti.
Nonostante il riconoscimento del ruolo centrale dei piccoli agricoltori – nel corso dei lavori del summit – GCAP ritiene infatti che questo obiettivo potrà essere raggiunto solo passando da un modello di produzione agro-industriale intensivo ad uno agro-ecologico, che coinvolga le associazioni di produttori e le organizzazioni della società civile. Aumentando inoltre i finanziamenti per l’adattamento dei piccoli produttori agricoli ai cambiamenti climatici, e promuovendo sistemi di produzione alimentare, che rendano il cibo accessibile alle fasce più vulnerabili della popolazione.
Cooperazione agricola e migrazioni: rimangono le ambiguità
Il ruolo della cooperazione agricola tra nord e sud del mondo – in relazione al fenomeno migratorio – avrebbe dovuto essere al centro dell’agenda del summit. Tuttavia la dichiarazione finale del vertice contiene solo timidi accenni sul tema, confermando l’approccio delle politiche europee e statunitensi degli ultimi anni. Una visione securitaria, che ha portato a giustificare un aumento dei fondi per la cooperazione allo sviluppo, con il mero obiettivo del controllo delle frontiere nei paesi di origine e transito dei flussi migratori.
Al contrario GCAP riconosce l’importanza dello sviluppo agricolo nell’intervenire sulle cause profonde delle migrazioni forzate, che coinvolgono oltre 65 milioni di persone nel mondo.
Una sfida da affrontare in modo strutturale, garantendo la coerenza delle politiche agricole, climatiche, commerciali, di investimento ed energetiche con lo sviluppo.
“Crediamo che investimenti volti a raggiungere la sicurezza alimentare e nutrizionale possano costituire una parte della risposta all’incremento degli attuali flussi migratori nel medio e lungo periodo – dichiarano le organizzazioni presenti a Bergamo – Tuttavia la priorità della cooperazione agricola deve rimanere quella di garantire ai piccoli agricoltori, soprattutto donne e giovani, l’accesso ai mercati, al credito, alla formazione, all’assistenza tecnica, alle risorse. In altre parole a tutti quegli strumenti volti al miglioramento delle loro condizioni di vita. Ci auguriamo che l’Italia continui ad affrontare questo tema nelle prossime Ministeriali, a partire da quella Salute e delle Pari Opportunità.”
Ufficio Stampa ActionAid
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Ufficio stampa Oxfam Italia
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