Il 17 maggio è la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia (o Idahobit, acronimo di International Day Against Homophobia, Biphobia and Transphobia), una ricorrenza promossa dall’Unione Europea che si celebra dal 2004, dopo 14 anni dalla decisione (17 maggio 1990) di rimuovere l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie pubblicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
La giornata è stata istituita per promuovere e coordinare eventi di sensibilizzazione a livello internazionale e per contrastare qualsiasi forma di discriminazione e violenza. Nel 2007, in seguito alle dichiarazioni di alcune autorità polacche contro la comunità LGBT, l’Unione europea ha istituito ufficialmente la giornata contro l’omofobia sul suo territorio.
Il 2017 sarà ricordato come un anno molto duro per la comunità lgbt in Europa: notizie scioccanti di persecuzioni mirate da parte delle forze dell’ordine sulla base dell’orientamento sessuale (reale o percepito) delle persone e dell’identità di genere. Ad esempio, in Cecenia, oltre 100 omosessuali (o uomini percepiti come gay) sono stati arrestati, detenuti o rapiti tra febbraio e aprile 2017. Secondo quanto riferito, erano trattenuti in luoghi di detenzione non ufficiali e sottoposti a gravi maltrattamenti e umiliazioni. In Azerbaijan, omosessuali e persone transgender sono stati arrestati, picchiati e sottoposti a visite mediche forzate.
Questi sono solo due esempi delle conseguenze estreme a cui possono arrivare l’omofobia e la transfobia.
Si tratta ancora oggi di un problema tristemente diffuso: le discriminazioni, le violenze quotidiane e i radicati pregiudizi verso l’orientamento sessuale e l’identità di genere continuano ad impedire alle persone lgbt di vivere liberamente e in sicurezza.
Queste discriminazioni devono finire e devono finire ora: le autorità nazionali ed internazionali hanno il dovere morale di garantire parità di diritti alle persone gay, lesbiche, bisessuali, transgender e intersessuali.
Nessuno di noi può vivere e godere dei nostri diritti e libertà se questo diritto non è garantito a tutti.
Le ong condividono l’appello del Commissario per i diritti umani dell’Unione Europea, Dunja Mijatović che invita le autorità nazionali di tutti gli stati membri del Consiglio d’Europa a inviare un messaggio inequivocabile affinché non venga più tollerata alcuna forma di discriminazione o attacco contro le persone LGBTI, indagando su eventuali casi di violenza e perseguendo i responsabili. Le autorità devono iniziare fin da subito ad investire maggiori sforzi nella lotta all’omofobia e alla transfobia nelle nostre società.
Come ogni anno, il 17 maggio Arcigay diffonde il report degli episodi di omotransfobia avvenuti e raccontati nel corso degli ultimi 12 mesi in Italia, testimoniando attraverso una serie di immagini le forme e le modalità con cui le persone lgbt subiscono discriminazioni. Rispetto al 2016, anno in cui vi era stato un acceso dibattito sulle unioni civili che aveva dato visibilità alla comunità lgbt, i casi di violenza censiti sono scesi a 119.
Nonostante la tensione mediatica si sia notevolmente ridotta rispetto al 2016, l’omotransfobia ha ancora connotati molto allarmanti. Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay, ha commentato “Osservando le storie che compongono il nostro rapporto, sono diversi gli elementi che meritano di essere sottolineati: innanzitutto tra le 119 storie ci sono ben 4 omicidi, tre di ragazzi molto giovani, tutti riconducibili a un movente omotransfobico”.
Come riportato da Dunja Mijatović, “tutti gli esseri umani sono nati con gli stessi diritti e pari dignità. Le persone LGBT non chiedono diritti aggiuntivi o nuovi. Hanno il diritto di godere della stessa libertà e protezione di cui godono tutti gli altri. Sono accanto alla comunità e a tutti gli attivisti che combattono ogni giorno per difendere i propri diritti, per una vita senza violenza e discriminazione. Nonostante alcuni passi indietro, ci sono state delle straordinarie conquiste e grandi progressi nell’arco di pochi anni. Come commissario per i diritti umani, continuerò sempre a difendere e promuovere uguaglianza di diritti per le persone LGBTI, supportata dalla collaborazione dei Paesi membri.
L’Agenda 2030 richiede il raggiungimento universale degli obiettivi di sviluppo sostenibile che porteranno alla realizzazione del benessere per tutti. In particolare, l’agenda sottolinea il principio del “non lasciare nessuno dietro“, concentrandosi così sui più emarginati ed esclusi. Ciò richiede politiche per affrontare le disuguaglianze nell’Unione europea e a livello globale, comprese le forme di discriminazione e le barriere basate sull’orientamento sessuale. L’organizzazione Stonewall ha recentemente pubblicato un interessante report dal titolo “The sustainable development goals and lgbt inclusion” in cui la difesa dei diritti lgbt diventa un tema trasversale per lo sviluppo sostenibile. In particolare il riferimento è all’obiettivo 10 “Ridurre le disuguaglianze all’interno e fra le Nazioni”.
Solo lavorando insieme, possiamo creare delle società aperte, giuste ed orgogliose della diversità umana.