L’educazione è un diritto fondamentale indiscusso e a ribadirlo è la stessa Agenda 2030 (obiettivo n° 4 degli Obiettivi di sviluppo sostenibile). È anche uno degli strumenti più potenti che i governi hanno a disposizione per creare sviluppo: l’accesso universale all’educazione potrebbe far uscire dalla povertà 171 milioni di persone e permetterebbe alle fasce più deboli e vulnerabili della popolazione, come donne e bambine, di spezzare il cerchio dell’indigenza. I dati infatti ci mostrano che le donne istruite sono meno inclini a sposarsi prematuramente e contro la loro volontà, sono più consapevoli dei rischi della gravidanza e del parto, sono più attente alla salute dei loro bambini e più sensibili alla loro educazione.
Eppure, nonostante le evidenti potenzialità e i progressi registrati in tutto il mondo negli ultimi decenni, ci sono ancora gruppi di bambini – in particolare rifugiati e bambine – esclusi da un’educazione di qualità. Molti sistemi educativi hanno difficoltà a soddisfare i bisogni educativi primari, poiché l’educazione continua ad essere un settore sottovalutato. Oggi 121 milioni di bambini in età scolare non frequentano la scuola elementare e 130 ricevono un’educazione di bassa qualità. Tra questi, 3,6 milioni sono i bambini rifugiati. In 35 paesi colpiti da emergenze e crisi, 75 milioni di bambini e adolescenti hanno un urgente bisogno di supporto educativo. Una generazione intera di persone, insomma, rischia di essere messa ai margini della civiltà per sempre.
Per quanto fondamentale, tuttavia, garantire l’accesso universale all’educazione non basta. Questa deve essere aggiornata e adeguata alle sfide della modernità, dimostrandosi non solo capace di offrire competenze tecniche e professionali per ottenere un lavoro dignitoso ma anche attenta a formare i cittadini di domani. In questo senso, urge educare le future generazioni a una cittadinanza globale che le renda consapevoli di essere parte integrante del sistema-mondo, spronandole ad attivarsi in prima persona per contribuire a superare le disuguaglianze e a favorire condizioni di parità e coesione sociale. Per questo motivo, il processo educativo della persona deve essere anche on long life.
Alla luce di queste valutazioni, la Coalizione Italiana contro la Povertà chiede ai leader del G7 di:
- affermare con forza che un’educazione di qualità e inclusiva, con particolare attenzione ai più vulnerabili, è il prerequisito fondamentale per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile;
- educare alla cittadinanza globale per stimolare stili di vita coerenti, sostenibili, responsabili e consapevoli dell’interdipendenza che lega l’umanità nel sistema-mondo;
- investire nel futuro, aumentando la qualità e la quantità degli aiuti allo sviluppo nel settore dell’educazione;
- regolamentare gli investimenti del settore privato nella scuola: in quanto diritto umano, l’educazione deve essere considerata un servizio pubblico da offrire gratuitamente, non un ambito da appaltare al migliore offerente o una fetta di mercato da cui trarre profitto.